mercoledì 25 settembre 2013

Foldforming, rame e pietra di luna

Avere un pezzo importante, lavorato con una tecnica come il foldforming, mi pone sempre la fondamentale questione: come montarlo? Perchè spesso si rischia di ottenere risultati quasi identici a quelli di altri, o si rischia di banalizzare. A volte ci metto mesi per decidere come finire una collana, faccio tantissime prove, e non sono mai soddisfatta.

Pendente in rame lavorato a foldforming

Poi un po' il caso e un po' la testardaggine hanno la meglio, e così anche questa collana è stata terminata. Un grande pendente lavorato a barchetta e montato con elementi rigidi che ne enfatizzano la forma e formano la struttura del girocollo.

Pietra di luna e rame

Gli elementi della catena sono uniti fra loro da pietre sfaccettate di adularia (pietra di luna), pietre un po' grezze, con riflessi blu. Per illuminare il rame. Chissà perchè non avevo mai considerato questa pietra, adesso invece...

Collana in rame e pietra di luna, foldforming



lunedì 23 settembre 2013

Ricominciano i Workshop

Finalmente si ricomincia! Da quando ho mandato la mail con le informazioni sui nuovi workshop, le nuove date e i nuovi argomenti, mi avete sommersa di richieste e di risposte. Non so come ringraziarvi per questo, e per tutto l'affetto che mi dimostrate venendo da tutto il nord Italia (e non solo!) solo per lavorare insieme a me... a volte mi mancano le parole per dirvi quanto sono felice e mi senta fortunata per tutto questo. Ma questo non è un post solo per dire grazie, ma anche per condividere con chi è più lontano o non ha mai partecipato, che cos'è un workshop, cos'è una giornata insieme passata a lavorare, a scambiarsi idee, a condividere informazioni per crescere.

L'attesa
Si arriva di buon mattino per preparare tutto in attesa che arrivino le cinque persone che renderanno speciale questa giornata con il loro impegno, le loro risate e la loro voglia di imparare.

Workshop lavorazione del metallo
 Il tavolo pronto per il lavoro

La pausa
Tra un workshop e l'altro si sistema ancora il tavolo, si mangia qualcosa, ma c'è anche tempo per camminare al sole per le viuzze e le piazze di Lodi, un centro storico davvero bello, pieno di particolari interessanti.

 Il portale del duomo di Lodi

Facce che ti scrutano dall'acciottolato di Piazza Broletto

 I portici

Il lavoro
Occhi attenti, domande, mani che si muovono e il rumore dei martelli che non vuole fermarsi... il workshop è questo... ma è anche lavorare insieme, chiarire dubbi, scambiarsi indirizzi email e promesse di rivedersi. E' un gruppo di persone che si ritrova per una giornata o qualche ora, persone diverse ma accomunate dalla curiosità e dal divertimento. Il workshop è un momento di incontro e non solo un'occasione per imparare qualcosa di nuovo. Per me è un'occasione di mettermi alla prova e di condividere quello che so, ma anche di imparare moltissimo. Ogni volta è un'esperienza diversa.

Workshop in progress: ognuno lavora al proprio progetto dopo le texture.

 Il bel lavoro di Anna, che ha unito insieme tutti i vari pezzi realizzati durante la giornata.

E' un'esperienza che non si esaurisce nelle tre ore che passiamo insieme, un contatto che vorrei mantenere nel tempo, sia con me che tra voi che vi incontrate e vi incontrerete al tavolo da lavoro.
Grazie per renderlo possibile, e per chi non può esserci spero di avervi fatto sentire almeno in parte quanto mi dà questo lavoro, e quanto sono felice di farlo!

Avete voglia di partecipare? Iscrivetevi alla newsletter:
beadsandtricks.ws@gmail.com


mercoledì 18 settembre 2013

Fare a mano: un anno in un maglione

Ho sempre pensato che le cose fatte a mano valessero di più. Quando i miei gioielli hanno cominciato ad andare in giro e a raggiungere le vostre mani, spesso mi sono sentita dire che era come se, attaccato all'oggetto, fosse rimasto qualcosa di me, qualcosa dello spirito e dello stato d'animo con cui era stato creato. Soprattutto dell'amore.
Il bello di lavorare in rete, attraverso un blog o i social network, è la possibilità di non essere artigiani qualunque, senza volto, ma persone che possono mostrare di sé non solo il lavoro ma anche i pensieri, il processo creativo, i sentimenti, le emozioni. E far percepire a chi guarda, acquista, ammira i nostri lavori, la fatica, la gioia, la difficoltà che entrano a far parte della storia di un oggetto per quanto esso sia piccolo, solo un ornamento. Un lavoro completamente fatto a mano può essere anche molto lungo da realizzare, può capitare di fermarci e metterlo da parte perché non riusciamo ad andare avanti, e poi riprenderlo in un momento preciso. Dentro ad ogni lavoro, in qualche modo legate ad esso, rimarranno le nostre emozioni di quei momenti, i ricordi di un giorno particolare, di quella settimana in cui tutto è andato storto o di quella giornata bellissima, di una telefonata, di un abbraccio, di una canzone...


Raramente faccio gioielli per me. Ma lavoro a maglia. Ho iniziato un maglione quasi un anno fa. Era un momento positivo, in cui avevo occasione di lavorare spesso nei ritagli di tempo. Poi l'ho abbandonato. Perché non sono stata bene, perché non riuscivo a concentrarmi su niente, e mi ricordava il perché stavo male. Ieri finalmente l'ho finito. Non ho solo intrecciato le ultime maglie, ma ho anche creato qualcosa di speciale, di rame :) , per completarlo.

Bottoni in rame con patina blu
I bottoni in rame patinati, appesi mentre la vernice asciuga

Quando l'ho avuto tra le mani, soffice e così perfetto per me, ho pensato che quel maglione fatto a mano, lavorato lentamente, lasciato e poi ripreso mille volte, avrebbe avuto per sempre il sapore di certi momenti belli e di certi momenti brutti. Tra i suoi dritti e i suoi rovesci custodisce viaggi in treno, pensieri felici, il divano e il risotto di Barbara, lacrime, buio, voglia di rinascita, di ricominciare. Un anno in un maglione. Finirlo è stata una sfida.
È proprio così che agli oggetti fatti a mano rimangono attaccati i pensieri, le emozioni, le abilità, le debolezze di chi li crea. Ci siamo noi dentro a quegli oggetti, noi che facciamo con amore e con passione. C'è il tempo che abbiamo impiegato a pensarli, a realizzarli, a rifinirli in ogni particolare. Il nostro tempo e la nostra vita.  
Grazie a chi apprezza questo valore, a chi sa di indossare il mio tempo e la mia vita quando indossa qualcosa di mio.




lunedì 16 settembre 2013

Incastonare il colore

Una cosa strana mi succede negli ultimi tempi. Non so come mai mi vengono in mente un sacco di idee per collane. Ci sono stati periodi, che io definisco di "pigrizia creativa", nei quali ho fatto tanti orecchini, e spesso accantonavo un po' le collane, perchè si tratta di lavori più lunghi e a volte complessi.
Di solito per creare una collana mi muovo dal centro, dal punto focale, spesso senza avere in mente un'idea precisa di come finirla, ma è sempre quello il fulcro di tutto. In questa collana sono partita da due idee: il colore e la finestra.

Collana in rame e crisoprasio

Una lastrina forata al centro porta l'attenzione tutta sul colore che si intravede sotto, una bella patina verde ripresa dalle pietre, rondelle di crisoprasio montate su parte del girocollo. In verità ci sono tanti elementi che mi intrigano in questo lavoro, tanti elementi dai quali al momento sono molto affascinata e che sto esplorando: la texture molto marcata sulla lastrina forata, la patina colorata, la montatura nascosta sul retro del castone, e il castone stesso. Qui mi intrigava anche l'idea di ribaltare il concetto stesso del castone (che normalmente trattiene l'elemento "prezioso") e fare della parte che di solito è nascosta e funzionale, uno degli elementi decorativi.

Collana con castone e patina verde su rame.

Volevo che anche gli altri dettagli della collana richiamassero il centrale e quindi ho realizzato una chiusura a T particolare, con la stessa texture e la stessa forma.

Chiusura in rame e girocollo con crisoprasio

Anche se all'inizio non ero del tutto convinta di riuscire a portarlo a termine con successo, questo lavoro mi ha davvero appagata, e il risultato finale mi piace molto. Forse è proprio questo che adesso mi spinge verso lavori un po' più difficili, o più articolati: la soddisfazione che si prova quando guardi il risultato e dici "non pensavo...".


mercoledì 11 settembre 2013

Fibula: un po' di storia

Che accoglienza per la spilla che ho pubblicato lunedì! Grazie di cuore, non me l'aspettavo per un oggetto in fondo tanto semplice. Dico semplice avendo bene in mente che spesso gli oggetti più funzionali e "primitivi" lo sono, hanno la semplicità quale loro caratteristica principale derivata essenzialmente dalla ricerca della massima resa funzionale, e in seguito vengono arricchite di particolari fino ad assumere anche carattere decorativo.
La fibula è così chiamata dal nome latino di queste spille di sicurezza, che viene utilizzato dagli archeologi per definire questo genere di oggetto: un fermaglio per le vesti, formato da un arco (che è il corpo della spilla), una terminazione ad ago che si infila nel tessuto (ardiglione) e una staffa o piede nella quale la spilla viene fermata.

 

Le ho sempre trovate molto affascinanti: a differenza di altri oggetti, nati solamente come ornamenti, l'evoluzione della fibula si ha a partire da una precisa funzione pratica. Ad osservarne le forme e le varianti si rimane senza parole: questo piccolo oggetto ha viaggiato nel tempo e nello spazio dall'età del bronzo, mantenendo inalterate alcune caratteristiche eppure assumendo forme e dimensioni molto diverse, arricchendosi di decorazioni, enfatizzando uno dei suoi elementi, fino a diventare un vero gioiello. In alcuni casi solo oggetto decorativo dai significati ancora misteriosi, e dalle simbologie complesse, come le grandi fibule a disco trovate nelle tombe etrusche.

Disegno della fibula a disco trovata nella tomba Regolini-Galassi (Cerveteri) di Canina (1846)

I database fotografici dei musei sono pieni di queste piccole meraviglie, e se ne possono ammirare i vari tipi, i materiali (dal bronzo al ferro, all'argento e all'oro), l'evoluzione e la differenziazione a seconda dell'epoca e del luogo del ritrovamento:

Leech Fibula, fibula a sanguisuga, Harvard Art Museums

Oggi questo oggetto viene reinterpretato in gioielli meravigliosi, come le spille di uno degli artigiani/artisti che più ammiro, il cui lavoro ritengo geniale. Questa è una fibula interamente ricavata da un unico pezzo di ferro da János Gábor Varga:

 Ibis Fibula - János Gábor Varga, Blind Spot Jewelry

lunedì 9 settembre 2013

Nuove spille: fibula

Di solito in questo periodo vi presento qualche nuova idea in fatto di spille da sciarpa/scialle. L'anno scorso ho iniziato a realizzare le spille dalla lastra di metallo, prevalentemente lavorate a foldforming. E' un tipo di lavoro che dà grande soddisfazione e i risultati sono talmente interessanti, in termini sia estetici che funzionali, che continuerò sicuramente a sperimentarne. Ma da un bel po' di tempo volevo fare anche delle spille chiuse, sul genere della fibula, e finalmente mi sono decisa. Le prime quattro sono pronte, e ho in mente tantissime varianti da provare che saranno pronte per lo shopping prenatalizio.

Spilla da scialle fibula, rame e quarzo fumè

Intanto ho cominciato a lavorare, come mio solito, sulla semplicità. Lavorare col filo metallico ti lascia una libertà che a volte ho dimenticato. Non devi pensare molto prima, come con la lamina, dove devi programmare un minimo perché deve essere misurata, tagliata ... Così invece è tutto più immediato: prendi il filo e lo modelli, seguendo solo l'istinto. Basta anche una vaga idea da seguire.

Fibula in rame e quarzo fumè, goccia sfaccettata.

La spilla è realizzata interamente in rame, ha forme morbide ed è arricchita semplicemente da una goccia in quarzo fumè. Nella foto potete vedere la bella trasparenza della pietra e come l'ho "incastonata".

Fibula in rame e quarzo fumè su uno scialle

Sulla lana il disegno delle curve fa un bell'effetto, e in più in questo tipo di spille l'elemento sicurezza è dato dalla chiusura e dallo spessore del filo con cui sono realizzate. Le possibilità sono ancora tantissime, ad esempio realizzare lo stesso tipo di spille in argento.

mercoledì 4 settembre 2013

Orecchini e (buoni) propositi

No, non vi parlerò della ripresa dopo la pausa estiva, del ritorno dalle vacanze, dei buoni propositi per l'autunno che arriva e di tutti i luoghi comuni che trovate ovunque in giro in questi primi giorni di settembre.
Vi parlo del mio buon proposito di oggi per il futuro: esserci. Forse cambiare qualcosa, e forse trovare il modo per esprimere il mio cambiamento in materia e forma. Forse parlare di più di tecnica. Forse trovare spazio per i sogni. Forse riuscire a progettare il cambiamento. Forse tornare a crederci con tutto il cuore e con tutta me stessa.

Orecchini in rame forgiato a mano e argento 925

A partire da questo, magari, per allontanarmi da tutto ciò che è già visto, che è facile. Un martello e un pezzo di metallo, la sua capacità di deformarsi, assottigliarsi, ammorbidirsi, assecondare la mia voglia di cavo, di curve, di movimenti delicati e sinuosi.

Orecchini forgiati a mano in rame, particolare dell'aggancio

E pensare che per ottenere quel risultato che sembra una curva naturale e dolce, il martello si muove decine e decine di volte e le mani ruotano il pezzo decine e decine di volte. Il rame si incurva e si chiude su se stesso. E' il gambo di uno strano fiore, il tronco sottile di un arbusto che porta una bacca, un filo che si muove al vento...


Ci si può perdere nel forgiare, perdersi nel ritmo, perdersi nei movimenti minuti, nel susseguirsi dei colpi. Ogni pensiero in un piccolo segno che ricama la superficie. Ed è tutto lì, quello che sono e che voglio essere. Che spero di poter essere.

Grazie a Mario Cesari, generoso maestro.